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Il lato oscuro di un campionario

  • Chiara
  • 14 set 2020
  • Tempo di lettura: 2 min

Purtroppo lo so. Accade ogni anno. Due volte l’anno. La chiamata è arrivata e il campionario di Samsonite è da fare. Ambientazione spettacolare, nel castello. Giardino ben curato, parcheggio assicurato. Una distesa di accessori, borse, trolley, portafogli si apre davanti a noi. Ma…

Sì, ma stringi stringi il punto è sempre lo stesso: sopravvivere. In particolar modo bisogna sopravvivere a lui: il rappresentante. Per essere precisi bisogna sopravvivere alle sue parole, un flusso indistinto di proposizioni, un fiume in piena che ti si scaraventa addosso come uno tsunami imbizzarrito, e ti colpisce dritto in testa scatenando mal di testa e vertigini anche ai più sereni. Impossibile da arginare, il fiume esonderà irrimediabilmente soffocandoti completamente fino al momento in cui uscirai da quella porta e potrai respirare. Perfino il cane, sconvolto, esce di corsa facendoti inciampare e sbattere la testa contro la porta spalancata e poi si inchioda a terra attaccato alla ghiaia rifiutandosi di salire in macchina perché “mi hai fregato anche questa volta, chissà dove mi porti adesso. Non mi fido mica”.

Il momento di massima tensione si raggiunge quando, con la grazia di un rinoceronte in tacchi a spillo, apre un ombrello automatico dritto sopra la testa del cane che, ovviamente, è terrorizzato dagli ombrelli e scappa imbizzarrito, convinto che io lo abbia portato in un luogo di morte e devastazione. Riesce però a sconvolgere il flusso degli eventi, bloccando sul nascere il nuovo discorso nascente, regalandoci il silenzio per qualche meraviglioso istante. Ma Lui non si scompone mai, mi guarda, ride, e “Stelin’ continuiamo?” imperturbabile.

Questi momenti sono capaci di donare attimi irripetibili di divertimento assicurato. Mettono fine a qualsiasi blocco mentale, a ogni freno che la mia lingua possa avere (o perlomeno è supposto che sia così) dandomi il via a un flusso di coscienza costante, senza ragionamenti o il benché minimo ripensamento. Si instaurano battibecchi e discussioni infinite che terminano puntualmente con insulti reciproci accompagnati dall’abbaiare del cane, convinto di dovermi difendere.

“Anche questa volta sei preciclo stelin’?” comincia sempre il discorso il Rappresentante. “Quando devo vedere te, sempre!” credo sia uno stato d’animo mentale che si instaura nel momento stesso in cui scendo dalla macchina e varco quella soglia per cominciare il combattimento a suon di trolley, portafogli, cartelle e zaini. È una vera lotta che dimostra la forza intrinseca di entrambi. Vincerà lui o io? Solo l’ordine finale lo rivelerà, mostrandosi nero su bianco mentre noi, stremati, saremo seduti abbandonati sui divanetti dell’ufficio a rimirare il nostro capolavoro.

Comunque, nonostante tutti gli insulti, le discussioni e i battibecchi, devo ammettere che senza tutte queste parole non sarebbe lo stesso… e mi sono affezionata a Massimiliano e alla sua “dissenteria linguistica”. Non potevano scegliere rappresentante migliore di lui. Perché in fondo ogni ditta è fatta di persone e i rappresentanti sono il lato umano che ci aiuta, ci consiglia per il meglio, ci sostiene e, talvolta, gioca con noi per rendere tutto meno pesante, soprattutto in momenti come quello che stiamo vivendo.



 
 
 

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