La fine dei saldi
- Chiara
- 9 set 2020
- Tempo di lettura: 2 min
La fine dei saldi si trascina dietro sempre un po’ di malinconia legata a fattori molto ben differenti tra di loro.
C’è chi la collega alla fine dell’estate , quindi, tristezza per il freddo in arrivo e il buio invernale. E se dobbiamo del tutto essere sinceri, non posso dire di non approvare questa cosa. Sappiamo tutti molto bene che per me è già ormai pieno autunno: io ho già freddo. E sappiamo tutti altrettanto bene che con il freddo mi trasformo nella succursale del mio letto, in quanto mi manca davvero solo più il piumone in spalla. Quindi, è davvero traumatica la fine dell’estate! È come l’inizio delle glaciazioni, una trasmutazione del mio corpo che mi fa diventare un piccolo bidoncino rotolante fatto di maglioni e lana nel quale puoi riconoscere quasi solo gli occhi. Ecco.
C’è chi vede la fine dei saldi come un piccolo trauma interiore per non essere riusciti ad accaparrarsi l’affare migliore, l’oggetto del desiderio che il negoziante (qui incarnato nella figura di Satana in persona) non ci ha regalato o “giustamente” dato al prezzo che noi avevamo deciso. La guerra interiore che prende vita in questi casi è straziante. Combattuti tra l’irrefrenabile desiderio di avere l’oggetto e l’offesa per il non aver ottenuto la vittoria con il negoziante-Satana che non voleva abbassare il prezzo ulteriormente, vaghiamo persi, cercando di capire il da farsi. La frase “Se non me lo dà a questo prezzo, non lo compro” si porta sempre dietro la speranza che lui capisca la necessità impellente di possedere quella cosa ma anche il bisogno di vincere una battaglia. La delusione della sconfitta è, e sarà sempre, atroce e ci seguirà fino ai saldi successivi. Il guanto di sfida “Allora me lo tengo senza problemi” è una risposta netta, decisa, sicura, che ci condurrà alla guerra fredda, condotta tra noi, il nostro ego e la vetrina nel negozio che sfoggia l’oggetto del desiderio. È una guerra di trincea in cui noi, dalla nostra postazione privilegiata, fissiamo a tratti il “nemico” rendendoci conto della sua immobilità e immutabilità, lasciandoci feriti mortalmente nell’animo, pur privi di lacerazioni visibili.
C’è chi guarda alla fine dei saldi con occhio critico e, non volendosi arrendere all’evidenza, domanda la ragione intrinseca che porta i nuovi arrivi a non essere in saldo. Li guarda con mesta perizia, li esamina attentamente e si spinge fino a porre la domanda che condurrà alla risposta ben nota “I nuovi arrivi, non sono in saldo” insieme alla rivelazione shock “I saldi sono finiti!”. Altro trauma. Ulteriore dramma interiore profondo.
Infine, c’è chi guarda alla fine dei saldi come a una chimera irraggiungibile, seppur ormai molto vicina. È una promessa di ritrovata serenità, di notti senza ansia, di giornate senza liti (forse). Per questi, la fine dei saldi è la prima buona notizia dopo mesi di caos e l’aspettano con l’ansia che hanno i bambini quando aspettano Natale. Per questo motivo, vi invito a guardare negli occhi le vostre commesse, quelle che avete adottato durante i saldi, quelle a cui avete donato un sorriso: le vedrete sorridere da sole.
Ps. Ringrazio il signore che, avendomi adottata durante i saldi, mi ha donato un sacchetto di biscotti al cioccolato, per allietarmi gli ultimi giorni di follia e festeggiare la ritrovata serenità.
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