Se proprio devo...
- Chiara Dibby
- 9 mar 2022
- Tempo di lettura: 2 min

Ammetto con orgoglio la mi ritrosia consolidata, benché abbiano tentato ogni metodo di comunicazione con la sottoscritta, che sfuggiva come un ladro e si divincolava sgusciando come un verme, nello strenuo tentativo di essere dimenticata. Dopo aver scritto, chiamato, richiamato e infine aver giocato la carta della conoscenza in comune, in mezzo a chiari ed evidenti segnali non solo di conoscerci, ma anche di seguirci e apprezzarci, HO CAPITOLATO. Non con grande convinzione, lo ammetto con voi, ma zitti eh?! Ho ceduto. Forse più per far interrompere questo imbarazzante gioco di ruolo, ma anche questo tenetevelo per voi eh?!
Che poi… cosa dico? E perché? E in che modo? Assurdo, vista la mia onnipresente dialettica fin troppo marcata! Eppure, è così! Direte: proprio lei? tra esami, dissertazioni, lavori vari, proprio lei non sa cosa dire? Ehhh, amici, da traduttrice nel midollo quale sono, sono abituata ad essere nascosta, per la serie “il lavoro c’è ma ben nascosto!”. Fatemi tenere una conferenza in inglese sui crimini di guerra e le violenze di genere, e vi accontenterò senza rimorsi, ma non possiamo pretendere questo eh?!
Riassumendo mi son fatta violenza e sono andata! Mi sono arrampicata sullo sgabello che (malandrino!) ha tentato di sabotarmi ( come se già non lo stessi facendo da sola!) cominciando a girare su se stesso regalandomi una visione a 360° della stanza e costringendomi ad afferrare il tavolo per porre fine alla giostra; il tutto sotto lo sguardo perplesso dello speaker, che ho affrontato con la serenità di un condannato a morte. inutili i suoi tentativi di dirmi di parlare con lui fissando la telecamera. Sarebbe come dire ad un bambino al parco con il cane di stare fermo e non muoversi. Illuso! Ascoltando le sue indicazioni e seguendole alla lettera, ho sempre parlato con lui guardandolo negli occhi, dando prova di aver capito cosa mi aveva detto pochi istanti prima.
La nostra mascotte non è venuta, anche se tutti l’avrebbero volentieri conosciuta. Lui sicuramente avrebbe parlato ininterrottamente in completa autonomia, anche se dubito che avrebbe guardato la telecamera, vista la sua propensione ad insultare fissando dritto negli occhi. Resterà per sempre un dubbio insoluto. Abbiamo deciso insieme che i suoi abbai e ululati starnazzanti erano troppo decisi per le povere orecchie delicate dello speaker, inconsapevole del reale protagonista del negozio.
Nella mia sfiducia esistenziale credevo in un falso interesse da parte di tutti verso il nostro piccolo mondo e i nostri prodotti che talvolta si discostano un po’ dalla normalità, ma hanno saputo stupirmi piacevolmente sfoderandone uno debitamente indossato , zittendo così il mix di dubbio e sospetto che si amalgama perfettamente per formare il mio cervello.
Il video dell’incontro? Bontà divina, neanche se fossi sotto minaccia di morte! Continuerete ad interfacciarvi con Ricky sui social… e con la mia ironia scritta.
Cosa è stato detto?
Voi cosa direste di noi e dei nostri prodotti? Attendo i vostri commenti!
Chiara
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